Correzione bozze, come fara una revisione del vostro testo

L’editing e la correzione di bozze

Tecnicamente, l’editing e la correzione di bozze (proofreading) sono due diverse fasi dello stesso processo di verifica e perfezionamento della qualità di un testo.

L’editing è la messa a punto redazionale di un manoscritto, una lettura approfondita e critica dell’opera che, come un diamante allo stato grezzo, viene ripulita per farne brillare le qualità migliori. Si tratta di un intervento sul testo che si concentra sulla trama, sulla caratterizzazione dei personaggi, sulla credibilità dei dialoghi, sulla coerenza interna e sui riferimenti extratestuali. L’editor opera quindi sul contenuto, sulla forma e sulla scrittura dal punto di vista del significato.

La correzione di bozze cura la forma grammaticale dello scritto e consiste nella mera revisione dell’italiano, lasciando il testo intatto ma presentabile: elimina i refusi, aggiusta gli spazi, ripulisce il testo dagli errori di battitura e dalle discrepanze che possono verificarsi quando uno scritto viene modificato (per esempio nelle concordanze tra sostantivi e verbi o aggettivi), lo uniforma per secondo le norme redazionali. Questo tipo di revisione non riguarda lo stile o l’esposizione e nemmeno il contenuto: se in un testo di storia trovo scritto che la Prima guerra mondiale è stata combattuta tanto tempo fa in una galassia lontana tra le forze dell’Impero malvagio e quelle dell’Alleanza ribelle, come correttore di bozze ci passo sopra, come editor no. È comprensibile quindi che l’editing abbia un costo maggiore, considerata la complessità di questa operazione. Per dare un’idea, generalmente I servizi di editing a pagamento si assestano intorno ai 2 euro a cartella di 1.800-2.000 battute (oltre IVA 20%), mentre per la correzione di bozze viene richiesto all’incirca 1 euro a cartella, oltre iva.

Normalmente, un testo viene prima sottoposto a editing, che richiede uno sforzo in più e una maggior larghezza di vedute: il testo deve essere reso pubblicabile, quindi non si tratta solo di correggere refusi e impostare l’uniformazione secondo le norme editoriali, ma anche di sgrossare lo stile, valutare l’architettura generale, ritoccare dialoghi e descrizioni. Una volta che è stato “ripulito” grazie all’editing, il testo viene impaginato e quindi sottoposto alla correzione di bozze che avviene generalmente su supporto cartaceo. In questa fase si cercano le inesattezze ortografiche e di giustificazione dell’allineamento. È vero che gran parte di questi errori sicuramente va via nell’editing, ma succede spesso che, stando così tanto e profondamente a contatto con lo scritto, l’editor alla fine non si renda più conto di alcuni refusi.

Occorre tuttavia precisare che, nella pratica, pur essendo due servizi distinti, realizzati da professionisti diversi, molto spesso editing e correzione di bozze tendono di fatto a sconfinare l’uno nell’altro, si incrociano, si confondono: alla fine l’editor corregge anche le bozze e il correttore di bozze spesso edita. Generalmente, tra l’altro, i servizi di editing a pagamento offerti dalle agenzie letterarie comprendo già anche la correzione di bozze.

Uniformazione redazionale

Al pari di quelle ortografiche e grammaticali, le regole redazionali sono ugualmente importanti nella stesura di un libro, in quanto ne determinano lo stile. Strettamente legate al gusto di chi ne dirige la realizzazione più che afferenti a norme rigide, queste regole definiscono la linea di un prodotto editoriale: è il caso dell’uso di corsivi, grassetti, maiuscole, minuscole, virgolette alte, virgolette a caporale, trattini brevi, trattini lunghi, ecc.
Anche se non esiste un codice universale applicabile in ogni caso (l’insieme delle “regole” da seguire è in genere differente a seconda che si tratti di libri di scolastica, di saggistica o di narrativa) e ognicasaeditriceadottaunproprionormario che spesso varia a seconda della collana, è comunque fondamentale impostare l’uniformazione redazionale del proprio romanzo secondo le norme editoriali generali.

Intanto, alcuneavvertenzesempre valide:

  1. - Non lasciare doppi spazi;
  2. - non lasciare spazi prima della punteggiatura, né dopo l’apertura o prima della chiusura di parentesi o virgolette;
  3. - non utilizzare l’apostrofo al posto dell’accento (vale anche per le maiuscole: Ѐ e non E’);
  4. - utilizzare apostrofi curvi (‘) e non dritti (').
  5.  

In questo senso, una volta ultimata la stesura è utile utilizzare lo strumento di word “Trova/sostituisci” (presente sulla barra degli strumenti) per eliminare gli errori più frequenti.

Trova                                                                     Sostituisci
Doppio spazio                                                        Spazio singolo
Spazio virgola                                                        virgola
Spazio punto                                                          punto
Spazio due punti                                                    due punti
a’ (apostrofo)                                                        à (accento)
i’ (apostrofo)                                                          ì (accento)
o’ (apostrofo)                                                        ò (accento)
A’ (apostrofo)                                                       À (accento)
E’ (apostrofo)                                                      Ѐ (accento)
Po’ (accento)                                                        Po’ (apostrofo)

Come abbiamo detto, anche se molte delle scelte in questo campo variano da casa editrice a casa editrice, esiste una consuetudine editoriale consolidata con regole storicamente italiane.  Vediamone alcune:

Trattini. In tipografia esistono ben tre trattini diversi, brevi ( - ), medi ( – ) e lunghi ( — ), ciascuno con il suo specifico utilizzo. Quelli piccoli (-) dividono numeri, date e parole composte (ad es., pp. 58-59) e non sono seguiti né preceduti da spazio, tranne quando le parole unite dal trattino sono composte. (New York - Los Angeles); quelli medi (–) si usano invece  per le frasi incidentali, cioè per aprire una sorta di parentesi nel testo, e in questo caso deve sempre esserci uno spazio prima e uno dopo il trattino (“Penso che il suo romanzo – disse l'editore al giovane esordiente – sia pubblicabile”); quelli lunghi (—) si usano per i discorsi diretti e sono preceduti e seguiti dallo spazio, soprattutto nella letteratura anglosassone.

Corsivo. Le parole straniere sono normalmente scritte in corsivo. Quelle che sono entrate nell'uso corrente italiano (es.: film, leader, partner, hamburger) rimangono tonde e non si declinano mai al plurale. In corsivo generalmente vanno anche i pensieri dei personaggi, per distinguerli dal resto del testo (es.: Menetornoacasa, pensò Tommaso).

Lettere maiuscole. L’uso dell’iniziale maiuscola, a parte i nomi propri e  le parole che seguono un punto fermo,esclamativo, interrogativo, puntinidisospensione (solo in caso di proposizione conclusa), duepunti(solo in caso di introduzione del discorso diretto), va limitato ai casi veramente necessari:

  1. - Luoghi geografici (Monte Bianco, Alpi, Lago di Garda);
  2. - Punti cardinali, quando indicano una specifica regione geografica (Irlanda del Nord, Sud Italia, America dell’Ovest), in minuscolo quando indicano solo una direzione;
  3. - Entità geopolitiche (Unione Europea, Repubblica Romana, Sacro Romano Impero);
  4. - Popoli e gruppi etnici fortemente storicizzati o non più esistenti (Ateniesi, Babilonesi, Visigoti): per il resto, invece, si usa la minuscola (italiani, inglesi, francesi); 
  5. -Soprannomi (RiccardoCuordiLeone),appellativiantonomastici(il Duce,alpostodiBenitoMussolini), pseudonimi/nomid'arte compresi. Nel caso invece di nomi propri diventati nomi comuni, si usa la minuscola (“Non fare il giuda!”, nel senso di non fare il traditore);
  6. -Nomidicarichepubbliche,civiliereligiose,istituzioni (loStato,ilPapasiscrivetuttaviaminuscoloquandosonoseguitidalnomeproprio,adesempiopapaGiovanniXXIII), difestività (Natale, Pasqua), disecoliedeventistorici (ilSeicento,la laRivoluzioneindustriale), dicorrentiletterarie,artistiche,filosofiche,ecc. (ilRomanticismo,ilBuddhismo); ititolidelleopere letterarie,musicali, ecc. (laDivinacommedia – preferibilmente in minuscolo la seconda parola);
  7. -Terminidiusocomunenellaloroaccezionegeneraleeastratta(laLegge, laGiustizia);
  8. - Sigle (Onu, Pci): al contrario le sigle che sono contrazioni di nomi comuni andranno scritte in minuscolo (cd, dvd, sms).
  9.  

Numeri. I numeri si esprimono preferibilmente in lettere e non in cifre, tranne quando si riferiscono a orari, tabelle, percentuali, ecc. Quindi si scriverà “un milione di euro”, “anni Venti”, ma anche “sono le 12:35” o “ho guadagnato il 3%”. Per i numeri complessi (che scritti in lettere sarebbero pesanti da leggere) si preferisce la scrittura in cifre (27.385) o composta (10 mila persone), così come quando i numeri fanno parte di una serie (mi servono 3 zucchine, 4 cipolle e 2 melanzane). Si scrivono sempre in lettere se compaiono in inizio di frase (es.: Trecentocinquanta persone hanno partecipato alla conferenza).

Lapostrofo. L’apostrofo può avere una sola inclinazione, quindi se durante la digitazione succede che il computer inverta l’inclinazione perché non c’è una lettera prima dell’apostrofo, questa va corretta. (es.: ‘68 diventa ’68).

Discorso diretto  e citazioni: le virgolette. All’interno di un testo di narrativa, i dialoghi e il discorso diretto si distinguono dal resto del testo attraverso le virgolette basse o caporali (« »). Per citazioni parafrasate, citazioni nelle citazioni, modi di dire e parole con un rilievo particolare si usano le virgolette alte (“ ”). Per i casi in cui le altre virgolette sono state già sfruttate si utilizzano i singoli apici (‘ ’). Quando si riporta una citazione eventuali omissis si indicano con [...] e mai con ... che indicano solo sospensione.
Passiamo al discorso diretto: in presenza del solo discorso diretto la punteggiatura è interna alle virgolette. Esempio: «Voglio scrivere un romanzo.»

Quando invece la citazione è collegata precedentemente o successivamente da un'altra frase, la punteggiatura si riferisce a  essa e il punto passa all’esterno della citazione. Esempio: La ragazza disse: «Voglio scrivere un romanzo».

Se il discorso diretto è seguito o è inserito in un periodo complesso, si usa la virgola dopo la chiusura delle virgolette solo in assenza di altri segni di punteggiatura. Esempio: La ragazza disse: «Voglio scrivere un romanzo», si alzò in piedi e se ne andò.

Quando un discorso diretto contiene un inciso fuori dalle virgolette, le due virgole che l’accompagnano sono esterne se relative all’inciso ma il punto finale resta dentro. Esempio: «Penso», disse la ragazza, «che scriverò un romanzo.»

Quando invece appartiene al discorso diretto, la virgola rimane interna. Esempio: «Sì,» disse la ragazza, «ho deciso che scriverò un romanzo.»

Come abbiamo già anticipato, tuttavia, nel campo dell’editing, e soprattutto in quello dei dialoghi, ci sono soluzioni ampiamente diversificate adottate dalle case editrici. Tant'è che un cliente che si rivolge a un editor freelance potrebbe richiedere un servizio di editing particolare, per esempio un editing che si rivolga a una precisa casa editrice a cui ha deciso di inviare la propria opera.
I cataloghi di Mondadori, Bompiani o Feltrinelli per esempio, possiedono notevoli differenze tra loro: così se un cliente magari ambisce alla pubblicazione con Feltrinelli, l’editing dovrà essere eseguito in modo preciso dall’editor che dovrà essere dotato di notevole esperienza nel settore editoriale per poter editare al meglio un testo che possa orientarsi verso quella particolare casa editrice.
Quindi, se da un lato il redattore deve rispettare norme ben precise, dall’altro, se lavora per più testate o case editrici, deve essere estremamente flessibile e cambiare regole a seconda del committente. Non solo. Se queste regole sono assolutamente valide per saggi e manuali, nel caso dei romanzi, la regola generale è per così dire un po’ più “elastica” nel senso che ci sono autori che adottano volutamente forme non convenzionali. In questi casi, l'editor deve scindere tra forme che infrangono palesemente norme inviolabili (ha, terza persona del verbo avere, richiede necessariamente l’h) e forme che connotano lo stile dell’autore, come un uso improprio della punteggiatura volto a riprodurre, ad esempio, un flusso di pensieri. (Voi però fate attenzione però a fare questo, non tutti sono James Joyce!)
In definitiva, la cosa fondamentale è comunque che il libro  sia uniforme e coerente al suo interno. Oltre a favorire la comprensione del testo e il suo godimento estetico, la coerenza nell’uso delle regole è prima di tutto indice di cura, precisione e  competenza e, agli occhi di un lettore attento, anche segno di affidabilità dei contenuti.

Word e i limiti del suo correttore ortografico

Chi ben comincia è a metà dell’opera. È proprio il caso di dirlo a chi si appresta a scrivere un romanzo. Per realizzare un lavoro più “pulito”, più agevole da rileggere e da rivedere infatti, è bene intervenire “in corso d’opera” su un testo, piuttosto che ritrovarselo finito tra le mani, ma pieno zeppo di errori. Rispetto alla buona vecchia macchina da scrivere, davanti alla quale lo scrittore una volta era completamente “solo”, oggi, nell'era dei computer, ci sono molti programmi di videoscrittura che possono “aiutarlo” fornendo sinonimi e addirittura segnalando errori di grammatica e ortografia. Word (di Microsoft) è senz’altro il più famoso tra questi   strumenti di lavoro, attraverso i quali è possibile “tenere sotto controllo il testo” già durante le prime fasi della sua stesura.
Anche se non è tutto oro quel che luccica…

Una delle funzioni di Word più utili a chi scrive è quella “Mostra/Nascondi” che consente di rilevare le operazioni effettuate durante la composizione del testo: grazie a questo strumento è possibile intercettare immediatamente gli spazi tra le parole (rappresentati da uno o più puntini) e tra le righe (rappresentati, invece, dallo stesso segno “¶”) ed eliminare, quindi, quelli di troppo. Questa funzione si attiva attraverso il comando contrassegnato dal simbolo “¶”, presente sulla barra degli strumenti.

Un altro valido strumento è quello di ricerca nel testo, utile per rintracciare gli errori più frequenti e le ripetizioni dei termini. Questa attività in Word può essere attivata attraverso la funzione “Trova”, dalla voce “Modifica” oppure dalla barra degli strumenti attraverso un’icona raffigurante un binocolo. In tal modo si potrà, ad esempio, verificare la presenza di doppi spazi, di accenti errati, la presenza dei tre puntini, ripetizioni, ecc. presenti in tutto il documento. (Si veda il capitolo “Uniformazione redazionale” per gli esempi di utilizzo di questa funzione).

Per eliminare la ripetizione di alcuni termini nel testo o per individuare quelli più adatti a quello che stiamo scrivendo, c’è la funzione di ricerca dei sinonimi. Questo comando in Word si attiva posizionando il cursore su una parola e cliccando col tasto destro del mouse: in questo modo appare un elenco dei possibili sinonimi del termine considerato tra cui scegliere.

Fin qui tutto bene. Quindi, dove sta il probblema? vi chiederete.
Beh, in Word è disponibile anche un correttore ortografico e grammaticale che contrassegna i possibili problemi eseguendo un'analisi del testo: in particolare, il programma sottolinea in rosso una parola se è un errore di ortografia e in verde se è un errore di grammatica. Tuttavia, come dicevamo, non è tutto oro quel che luccica, perché questa funzione può essere “un’arma a doppio taglio”, se non utilizzata con attenzione.
Quando si utilizza il correttore ortografico, infatti, le parole contenute nel documento vengono confrontate con quelle incluse nel dizionario principale del  programma che contiene i vocaboli di uso più comune ma che però potrebbe non includere nomi propri, termini tecnici, acronimi e così via.
In questo caso, il programma trasforma immediatamente il termine “sconosciuto” in uno a esso più simile, con la possibilità di generare così degli errori. Per esempio la parola stessa “editing” (termine inglese che il dizionario di Word, se impostato sulla lingua italiana, non riconosce), viene trasformata in “editino”.
Quindi, per non lasciare che persino Word si metta a creare nuovi errori nel nostro testo, come se non bastassero quelli “fisiologici” che commettiamo noi stessi, è forse più opportuno disattivare la correzione automatica (Strumenti → Opzioni di correzione automatica → Correzione automatica → Sostituisci il testo durante la digitazione) e attivare, invece, la funzione “Strumenti→ Opzioni→ Controlla ortografia durante la digitazione”: in questo modo, infatti, l’eventuale errore di digitazione viene immediatamente evidenziato dal programma stesso attraverso una sottolineatura in rosso del termine errato che fungerà da campanello d’allarme in chi scrive, obbligandolo a verificare prontamente il termine sottolineato. Se la parola segnalata come errata è invece corretta (come nel caso del termine inglese “editing”), avremo comunque la possibilità di aggiungerla al dizionario di Word.
Stessa cosa per il correttore grammaticale che, se non riesce a determinare la struttura linguistica corretta di una frase oppure rileva un dubbio utilizzo di maiuscole e minuscole, è possibile contrassegni il testo erroneamente o proponga suggerimenti sbagliati. Se per esempio si digita una parola errata che in realtà non è un errore di ortografia  come "case" invece di "cane" oppure "sale" invece di "sane", il controllo ortografico non evidenzierà l'errore in quanto sono tutti termini presenti nel suo dizionario e un programma automatico non è sempre capace di individuare il contesto nel quale è stato inserito un determinato vocabolo come invece può fare una persona (e menomale, potremmo aggiungere).
Occorre quindi prestare molta attenzione alle segnalazioni (e alla mancanza delle stesse) del correttore di Word. Insomma, se nel vostro romanzo compariranno frasi del tipo “Il lavoro di editino (invece di editing) che hai fatto è davvero brigante (anziché brillante)”, beh siete stati avvisati e non è il caso che diate la colpa a Mr. Bill Gates!