L'assonanza
Spesso, nei paragrafi precedenti, per spiegare la funzione di figure retoriche o di strumenti della comunicazione, abbiamo fatto riferimento ad una branca della linguistica (scienza che studia il linguaggio umano) che si occupa di elaborare la percezione dei suoni che ne fanno parte: la fonetica. Secondo tale disciplina, l'accostamento di suoni simili in un testo, all'interno di uno stesso periodo, può dar luogo ad un particolare fenomeno che agisce solitamente nel contesto della metrica, denominato assonanza, di cui abbiamo osservato già qualche esempio, nel paragrafo dell'allitterazione. Ma analizziamolo con precisione.
Si chiama assonanza la corrispondenza fonica tra le sillabe finali di due o più parole all'interno della stessa frase. Un'armonia di forme che si intersecano musicalmente tra due o più versi.
Possiamo riconoscere diverse tipologie di assonanza, infatti abbiamo:
- l'assonanza tonica: quando a coincidere è soltanto la vocale su cui cade l'accento (bere/caffè);
* ricordiamo anche l'esistenza della “consonanza tonica”, che incide allo stesso modo dell'assonanza, ma unicamente sulle consonanti.
- l'assonanza atona: quando, al contrario di quella tonica, a collimare sono soltanto le vocali (o sillabe) su cui l'accento non cade (sole/mele);
- l'assonanza semplice: quando a corrispondere sono unicamente le vocali (unico/plurimo).
Riassumendo, possiamo concludere che: dove troviamo una sorta di identità tra le vocali di più sillabe e, per diretta conseguenza, una corrispondenza tra più versi, dal punto di vista fonetico, abbiamo un'assonanza.